Un giorno all’inizio del percorso che mi ha portato ad avviare l’attività commerciale in proprio sono andato da un fornitore con il quale avevamo avviato un rapporto di stakeholder, per presentargli il business plan dell’attività. Lui e stato un numero uno che ho sempre ammirato tantissimo ma non sono mai riuscito a seguire come avrei voluto, ma in questo aneddoto capirete come in 5 minuti mi diede una lezione di vita scontata ma che è sempre meglio ribadire.
Prese in mano il business plan, gli diede una letta veloce e mi fece i complimenti perché disse che in tanti anni di attività aveva visto ben pochi business plan fatti così bene, io mi sentii al settimo cielo, del resto nel mio tempo libero facevo business plan perché mi piaceva e per imparare (già, facevo business plan nel tempo libero, non ho mai detto di essere una persona normale) e quindi sentirmi dire che il lavoro era fatto bene mi gasava. Poi, lanciando il documento sul tavolo, mi guardò e disse: “ricordati caro, che la carta è cogliona”. Il mio sorriso diventò un’espressione confusa e guardandolo gli chiesi: “scusi dottore, cosa significa che la carta è cogliona?”, lui mi rispose: “significa che il lavoro che hai fatto è impeccabile, i conti sono corretti, la visione è giusta ma la carta è cogliona perché tutto quello che ci scrivi lei lo prende così com’è, quindi se tu scrivi che il primo anno chiudi in pareggio e il secondo in utile lei lo grida ai quattro venti, ma devi essere ben sicuro di quello che scrivi perché lei non è in grado di dirti se quello che sta mostrando è corretto”.
Naturalmente non investi nulla, ma chiudemmo un ottimo accordo di fornitura e collaborazione. Avevo 27 anni, l’entusiasmo era palpabile ma difficilmente a 27 anni puoi convincere un perfetto sconosciuto a investire su di te.